Come dirsi le cose!

 

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Il rapporto genitori e figli è sempre stato complesso, oggi più che mai. Il contesto socio-culturale e la famiglia in costante cambiamento chiedono all’adulto di porsi nei confronti dei figli in una posizione di accoglienza e di ascolto, pur mantenendo forte l’autorevolezza e rispettando i rispettivi ruoli di genitore e figlio. I figli hanno bisogno di essere ascoltati senza essere giudicati e i genitori hanno bisogno di conoscere le cose che fanno e cosa pensano per monitorare il loro graduale inserimento in un mondo in rapida evoluzione e così diverso dal loro, potendo cosi fornire loro il sostegno e gli strumenti necessari per fare fronte alle mille difficoltà. Aprire e sviluppare il dialogo con i propri figli o gestire un conflitto già dichiarato si può. Le tecniche e gli strumenti specifici utilizzati in Mediazione si sono rivelati utilissimi in tal senso.

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    REGALI, REGALI E ancora REGALI. MA QUESTO è AMORE?

    regaloL’abbondanza dei regali, nel numero e nel valore, che un genitore tende a fare oggigiorno al proprio figlio costituisce di per sé un problema educativo tipico della nostra epoca. In questi giorni poi, tempo di pagelle, esami e promozioni , la situazione è davvero sconcertante. Nonostante la crisi.
    L’assenza da casa per lavoro di entrambi i genitori viene, in parte e in buona fede, compensata con un’eccessiva permissività o con un’abbondanza di doni o semplicemente assecondando acquisti non necessari, ma sollecitati dal gruppo dei pari. Talvolta invece l’abbondanza di acquisti è destinato ad un figlio divenuto una sorta di ‘sostituto affettivo’ di un partner assente o che non c’è più. Nella famiglia separata, infatti, questa attitudine è più marcata e può anche dare origine ad accesi conflitti, spesso ancora legati a vecchie dinamiche o rivendicazioni a livello di relazione di coppia …

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    Va detto che il fenomeno del regalo facile si manifesta in modo particolare nei casi in cui uno dei due genitori percepisce di non avere un ruolo soddisfacente nella vita del proprio figlio, vuoi per esigenze lavorative (sempre più frequente è il fenomeno del pendolarismo settimanale, nazionale ed internazionale), vuoi per personale difficoltà ad esprimere la propria affettività attraverso la parola o il gesto, vuoi perché genitore non collocatario, vuoi infine per una sorta di espiazione del senso di colpa legato alla vicenda separativa. E’ importante in ogni modo che, al di là della rottura del legame coniugale, ciascun partner riesca a distinguere il livello della relazione di coppia, con tutto il vissuto doloroso della sua rottura, dal livello genitoriale ancora ricco e in continua evoluzione, cercando di riconoscere in modo efficace la funzione genitoriale dell’ex partner, rendendolo anche presente nella vita e nell’educazione del figlio, anche in sua assenza.
    In questo modo nessuno dei due genitori sentirà il bisogno, più o meno inconsciamente, di affermare la relazione con il figlio su quella dell’ex partner e ciò aiuterà ciascuno ad esercitare il proprio ruolo genitoriale in modo più leggero e spontaneo. E’ sarà anche un regalo per i figli che in questo modo non si devono fare carico di conflitti di lealtà nei confronti dei propri genitori.
    Certo la cosa non è facile. Anzi. In alcune circostanze il solo pensiero di nominare l’ex partner fedifrago o violento apre profonde ferite. Figuriamoci doverne parlare “bene” agli occhi del figlio. In questi casi le tecniche e gli strumenti specifici della mediazione familiare possono aiutare a riaprire i canali di comunicazione interrotti dal conflitto e fare apprendere ai genitori una nuova e diversa capacità di relazionarsi in qualità non più di coniugi ma di genitori, capaci di confrontarsi per trovare accordi e fare il mestiere più difficile del mondo. Oggi più che mai: il genitore.
  • FINITA LA SCUOLA, INIZIA LA PACE?


    scuolaFinita la scuola, inizia la pace: niente di più falso!

    Se i figli sono ancora piccoli, cioè sono in età prescolare o frequentano la scuola primaria di I o II grado il problema è relativo. In questi ultimi anni, infatti, nei grandi centri urbani sono organizzati campus estivi di tutti i generi, pubblici o privati, sportivi, in lingua inglese, ricreativi, ecologici, e che da alcuni anni danno un aiuto prezioso e concreto ai genitori che lavorano. E già, entrambi i genitori spesso lavorano, guarda il caso, anche quando la scuola è finita e, in assenza di nonni disponibili e ancora attivi, resta per loro il problema di organizzare oltre due mesi di vacanze del pargolo …

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    Le complicazioni sorgono invece quando i ragazzi in questione sono più grandicelli e, magari, hanno portato a casa qualche debito o la cd “lettera d’impegno”, grazie alle quali l’estate subirà un cambiamento organizzativo radicale della famiglia al completo: niente Grecia, esclusa vacanza-studio in Inghilterra e del campeggio nel Salento tutti insieme nemmeno a parlarne: cambio di destinazione e scelta della località in base alle scelte di quella nostra amica bravissima in matematica,…. Tutto viene stravolto all’ultimo momenti per permettere allo studente un po’ sfaticato durante l’anno di presentarsi a settembre bello, fiero e preparato.
    Altro grande grattacapo di fine scuola si presenta di fronte ad una bocciatura o ad una lista di ‘debiti’ e che riguarda l’ipotesi di cambiare o meno la scuola. I ragazzi dal canto loro sono poco allenati a gestire le frustrazioni dei brutti voti, molti di loro non hanno ancora acquisito un proprio metodo di studio funzionale ed efficace, spesso ci sono problemi relazionali tra pari o tra alunno e professore. Dall’altra parte i genitori, anche i più progressisti e aperti, vivono i risultati scolastici mediocri o la bocciatura del figlio come una sorta di loro fallimento, con conseguenti dubbi sulle reali attitudini del figlio e sensi di colpa su vari fronti: non l’ho seguito abbastanza, potevo prendere provvedimenti a metà anno, non era la scuola giusta per lui, che vergogna con i parenti e vicini…..A tutto ciò si aggiunge da qualche anno l’aumento oggettivo del numero delle bocciature.
    Quindi che fare di fronte a più debiti scolastici o ad una bocciatura?
    Di certo il cambio della scuola non è una scelta facile e non c’è una ricetta valida per tutti: talvolta è la scelta più saggia e talvolta invece è l’ennesima sollevazione di responsabilità dei giovani di oggi. E’ necessario invece analizzare la situazione nel caso concreto, valutando diversi aspetti e da diversi punti di vista. Le tecniche di problem solving aiutano a mettere ordine, da soli o con l’aiuto mirato di un mediatore, per valutare fattori positivi e negativi per scegliere poi la soluzione condivisa da tutti gli interessati, genitori e figli, e cercare di non ‘sbagliare’ più.

  • Per un ben-essere relazionale e per prevenire dinamiche relazionali disfunzionali

    media-conflittiLe tecniche e gli strumenti utilizzati da un mediatore familiare qualificato risultano molto efficaci anche per riattivare una comunicazione interrotta da un profondo disaccordo tra diversi componenti di una famiglia, a prescindere dall’evento separativo.
    Incomprensioni, silenzi, difficoltà di comunicazione tra coniugi, tra genitori e figli, tra figli e nuovi compagni, tra fratelli, tra generi/nuore e suoceri, …possono essere accolte e gestite alla presenza di un professionista terzo, neutrale, che facilita, sostiene e garantisce una comunicazione efficace tra i soggetti coinvolti nel conflitto, senza lasciare spazio al fraintendimento e poter dare un rilancio al legame di coppia, genitoriale, o fraterno.

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    E’ importante non sottovalutare la qualità dei rapporti familiari, e mantenere sempre la volontà di alimentare quel benessere relazionale di cui la famiglia italiana sembra oggi essere carente, come è emerso dalle recenti ricerche esposte in occasione dell’ultima Conferenza Nazionale della Famiglia a Milano e dalle quali è emerso che oltre alle povertà materiali e tradizionali, le nuove povertà familiari sono povertà relazionali.
    Un’ultima nota riguarda la professionalità dei mediatori familiari.
    I mediatori familiari qualificati presso le associazioni professionali di categoria (A.I.Me.F., Simef, AIMS) hanno una formazione specifica post-universitaria e una competenza interdisciplinare in ambito giuridico, psicologico, pedagogico e sociologico e operano nel rispetto del relativo codice deontologico.
    Data la delicatezza dell’intervento mediativo in ambito familiare, è di primaria importanza che l’utente si rivolga a professionisti esperti, non solo in tecniche di negoziazione ma e soprattutto in dinamiche familiari.

    Quando e come comunicare la separazione ai figli

    padre-e-figlioLa Mediazione Familiare costituisce un valido supporto a tutte le coppie con difficoltà relazionali e di comunicazione, e si rivela particolarmente efficace in presenza di figli, poiché uno dei suoi principali obiettivi è sostenere la riorganizzazione delle relazioni familiari con uno sguardo particolare rivolto ai minori coinvolti nella vicenda separativa.
    Il percorso di Mediazione Familiare, infatti, non solo genera i presupposti relazionali idonei a garantire ai figli una continuità educativa, di istruzione e di cura da parte dell’uno e dell’altro genitore, ma crea le condizioni per continuare ad accedere ad entrambi e alle rispettive famiglie di origine, al di là della separazione, come stabilito dalla L.54/2006 sull’affido condiviso.
    Il percorso di Mediazione Familiare, infatti, non solo genera i presupposti relazionali idonei a garantire ai figli una continuità educativa, di istruzione e di cura da parte dell’uno e dell’altro genitore, ma crea le condizioni per continuare ad accedere ad entrambi e alle rispettive famiglie di origine, al di là della separazione, come stabilito dalla L.54/2006 sull’affido condiviso.

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    E’ interessante a questo proposito ricordare una ricerca statunitense durata 12 anni condotta da Robert Emery, psicologo clinico, mediatore familiare, direttore del Center for Children, Family and Law della Virginia University (cfr. Robert Emery, Il divorzio. Rinegoziare le relazioni familiari, F. Angeli, Milano 1998), che ha preso in esame delle coppie con un bambino piccolo, con un basso reddito familiare e un’alta conflittualità. Da questa ricerca è emerso che i papà che avevano intrapreso un percorso di mediazione dopo la loro separazione, a distanza di 12 anni vedevano i loro figli con maggior frequenza e mantenevano un contatto telefonico o informatico in una percentuale più alta rispetto ai padri che non avevano usufruito della mediazione e, inoltre, sostenevano di sentirsi coinvolti nelle scelte educative e di cura dei figli rispetto agli altri padri che si percepivano invece esclusi.

    Se consideriamo inoltre che in Italia ci sono attualmente quasi 100.000 di minori all’anno coinvolti in separazioni/divorzi, e che oltre il 40% appartiene all’età di latenza (6-10 anni), è indubbio l’auspicio che i due genitori, nonostante stiano vivendo una fase della loro vita particolarmente complicata e dolorosa, riescano comunque a creare le basi relazionali e comunicative funzionali all’esercizio della rispettiva genitorialità.

    La Mediazione Familiare rappresenta a tale fine una tecnica di intervento consolidata ed efficace.

    I figli sono presenti agli incontri di Mediazione Familiare?

    Da tempo i mediatori familiari si interrogano sull’opportunità o meno di far partecipare i bambini agli incontri di Mediazione Familiare.

    Diverse sono le scuole di pensiero, condizionate soprattutto dalla formazione di base del mediatore familiare (psicologo, avvocato, educatore,…) e dal modello teorico-metodologico di riferimento del singolo professionista.

    Mentre alcuni mediatori ritengono la partecipazione dei figli in mediazione inutile, se non dannosa, poiché li coinvolgerebbe in problematiche e tensioni emotive non confacenti al loro ruolo di figli, altri professionisti reputano la loro presenza opportuna, giacché darebbe loro la possibilità di essere parte attiva ai cambiamenti organizzativi della propria famiglia.

    Altri ancora, infine, ritengono che la presenza o meno dei figli nella stanza di mediazione sia da valutare caso per caso, in base alla singola situazione familiare e a specifiche variabili (es. età e personalità dei figli, livello di conflittualità dei genitori, argomento da trattare in mediazione, ecc…)

    Quest’ultimo approccio è attualmente in Italia il più accreditato, alla luce anche dell’esperienza di questi anni dalla quale risulta più costruttivo avere in Mediazione solo la coppia genitoriale, preferendo alla presenza fisica dei figli la loro evocazione simbolica e lavorando attraverso le narrazioni e le rappresentazioni dei minori espresse ora dalla mamma ora dal papà.

    Ciò non esclude l’opportunità che i figli siano a conoscenza che i loro genitori abbiano intrapreso un percorso di Mediazione Familiare e che stiano investendo emotività, tempo e denaro con la volontà di gestire al meglio il passaggio dalla famiglia unita alla famiglia separata, passaggio che non implica una recisione dei legami familiari ma una ristrutturazione dei medesimi.

    Ai figli piace e conferisce loro sicurezza sapere che, nonostante i silenzi, le liti, i pianti, il dolore, possono continuare a contare su due genitori adulti in grado di parlarsi e decidere, insieme, la cosa migliore per loro. Con conseguenti benefici anche sul piano educativo: una regola impartita, o un “NO” condiviso da entrambi i genitori è agli occhi dei figli più autorevole e fondato.


    I figli sono i veri protagonisti in Mediazione Familiare

    Tra i diversi argomenti che vengono in genere affrontati durante gli incontri di Mediazione Familiare, due risultano particolarmente intensi e danno risalto alla specificità e all’utilità dell’intervento mediativo nell’interesse dei minori:

    1. Incontro sui bisogni dei figli, finalizzato a portare i genitori a riconoscere i figli come soggetti diversi da sé, accompagnandoli a mettersi nei loro panni e riuscire a vedere le cose dal loro punto di vista;
    2. Incontro propedeutico alla comunicazione della separazione ai figli, volto ad individuare le opzioni- tra le diverse possibili riguardo a quando intervenire, in che luogo, chi è presente, come e cosa dire ai figli in merito alla separazione- che rispondono ai bisogni concreti ed emotivi-affettivi dei figli e soprattutto che sono condivise da ambedue i genitori.

    1. Incontro per fare emergere i bisogni fondamentali dei figli

    L’incontro dedicato all’analisi dei bisogni dei figli si rivela un momento di complicità anche con la coppia genitoriale molto conflittuale e fornisce informazioni essenziali per dare forma e contenuto rassicurante alla comunicazione della separazione e ai relativi cambiamenti organizzativi e relazionali.

    In presenza di fratelli, l’analisi viene fatta su ciascuno di loro, poiché oltre ai bisogni che possono essere ricorrenti nei figli di genitori separati, vi sono bisogni individuali, legati alla specifica personalità, all’età, al genere, etc, etc,…

    Il lavoro risulta particolarmente ricco di importanti considerazioni che via via emergono da parte dei due genitori su sollecitazione di specifiche e mirate domande poste dal mediatore.

    2. Incontro propedeutico alla dichiarazione della separazione ai figli

    Va detto che il momento di parlare della separazione ai figli rappresenta per i genitori un evento molto significativo, non solo dal punto di vista emotivo, ma e soprattutto dal punto di vista simbolico: spesso, infatti, rappresenta il momento in cui la decisione di separarsi diventa, almeno per uno dei due, irreversibile.
    Alcuni genitori la evitano adducendo che i figli “sono troppo piccoli per capire” o giustificandosi che “sono grandi e hanno già capito tutto”.
    Altri pensano invece di liberarsi dal problema quanto prima dando una serie di informazioni affrettate e superficiali, spesso con il rischio di dire cose che concernono più il piano conflittuale di coppia, con le emozioni negative che ne conseguono, che quello genitoriale. E’ molto importante, benchè non semplice, riuscire a tenere distinto il livello della relazione di coppia, la cui rottura porta con sé profonde ferite, forti rancori, rabbie per il fallimento di un progetto o per un tradimento subito, timore della solitudine, paura del futuro, rispetto a quello della relazione genitoriale che, invece, sopravvive per sempre, perché sempre si resta genitori.
    Dietro all’elusione o alla fretta, molte volte c’è anche la paura delle reazioni dei figli, o il senso di colpa per avere fallito nel progetto famiglia o per essersi innamorato/a di un’altra persona; talvolta ci sono immaturità e assenza di responsabilità e di impegno riguardo alla scelta di una separazione, o ancora il desiderio di lasciare aperta la porta di una riconciliazione.
    In ogni caso, i genitori temono il momento della comunicazione della separazione ai figli, quando invece dovrebbe essere considerato un tempo per fare chiarezza su una situazione confusa per tutti i componenti della famiglia e che, se gestito bene, può mettere fine a una serie di squilibri relazionali, carenze comunicative, incomprensioni e conflitti spesso presenti nella prima fase del processo di separazione. Potrebbe essere anche l’occasione per i figli per esprimere i propri pensieri ed emozioni, fare domande e richieste di rassicurazioni e avere quindi le informazioni a loro utili per attivare le risorse di adattamento di fronte ad una situazione definita e chiara. L’assenza o l’ambiguità delle informazioni ricevute, infatti, rallenta e talvolta impedisce il processo di adeguamento alle nuove situazioni, negli adulti e a maggiore ragione nei ragazzi in fase di crescita.
    La comunicazione della separazione ai figli è un evento nodale per la costruzione di relazioni sane e funzionali con l’uno e con l’altro genitore, nell’immediato e nel medio-lungo termine. Ecco perché l’argomento merita un incontro apposito, anche quando i genitori sembrano non sentirne l’esigenza, per i motivi diversi sopra menzionati.
    Anche in caso di accordi di separazione già stabiliti dai genitori, da soli o con l’ausilio di un legale, un incontro congiunto gestito da un mediatore professionista si rivela di grande utilità. E ancora, laddove sia stato solo un genitore a parlare della separazione con il figlio, magari in tempi prematuri e in presenza di una forte conflittualità di coppia, è molto importante per scongiurare poter ridefinire in modo condiviso i contenuti, ricontestualizzare e creare un’occasione per rimettere parola sulla vicenda separativa, senza dare nulla per scontato.
    I figli sono parte integrante della famiglia in trasformazione e non possono essere meri spettatori di ciò che sta accadendo a loro e intorno a loro. E’ importante trovare le modalità adatte per rispondere alle loro domande e alle loro richieste di rassicurazioni e, per quanto possibile, che siano condivise da mamma e papà.

    Scrive Silvia Vegetti Finzi (“Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli”. Mondadori, 2005):

    Peccato che venire a conoscere i rapporti umani attraverso il buco della serratura, non sia il modo migliore per crescere e per affrontare la vita. Se riconosciamo che i bambini sono protagonisti, non comparse, delle vicende familiari, dobbiamo ammettere che hanno diritto tutti, a qualsiasi età, di sapere se qualcosa della loro vita sta cambiando e di cosa si tratta. Non si può lasciarli in balia di presentimenti, fantasie, paure. Tanto più che il pensiero immaturo tende ad essere assoluto: tutto o niente, bianco o nero, sempre o mai. Solo la parola adulta, capace di essere positiva, è capace di introdurre mediazioni rassicuranti, di garantire continuità alle relazioni e ai sentimenti… Deve trattarsi di una parola vera, viva, aderente alla “pelle dell’anima”.

Mediazione dei Conflitti Familiari

media-conflittiConsulenza sul conflitto familiare
Gli incontri di Mediazione offrono alla coppia in fase di separazione o alla famiglia in conflitto un tempo e uno spazio privilegiato per “dirsi le cose”, per confrontarsi e trovare soluzioni condivise e soddisfacenti.
Mediazione Familiare: per parlare, confrontarsi e trovare soluzioni condivise relative alla propria separazione/divorzio sotto il profilo relazionale, organizzativo, economico e patrimoniale.
Gli accordi presi in mediazione tengono conto dei bisogni di tutti i componenti della famiglia. Uno sguardo particolare è rivolto ai figli, nel rispetto di quanto disciplinato dalla L.54/’06 sull’affido condiviso.
Mediazione dei Conflitti Familiari: le tecniche e gli strumenti usati dal mediatore professionista, terzo imparziale, sono molto utili per trasformare un conflitto familiare in un’ occasione di confronto e di crescita.
Incomprensioni, silenzi, difficoltà di comunicazione tra genitori e figli, tra fratelli, tra figli e nuovi compagni, tra generi/nuore e suoceri… possono essere gestiti in modo costruttivo e rilanciare la relazione.

Il numero dei colloqui, individuali o in coppia, dipende dagli argomenti che si desidera portare nella Stanza di Mediazione.

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